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Pompei & Ercolano

Pompei è il sito archeologico più famoso e visitato in tutto il mondo, è stato visitato nel 2008 da più di 2.000.000 persone. Pick up direttamente dal proprio albergo o dal meeting point indicato, dove, si attraversano i comuni facenti parte della penisola sorrentina e si prosegue verso la Statale 145 "Sorrentina", da dove si può ammirare dall'alto la penisola sorrentina in tutto il suo splendore!!! Dopo un viaggio di circa 30 minuti si arriva a Pompei.

Pompei fu fondata intorno all'VIII secolo a.C. dagli Osci che si insediarono, distinti in 5 villaggi, alle pendici meridionali del Vesuvio non molto distanti dal fiume Sarno allora navigabile. Dal numero cinque, in lingua osca, molto probabilmente deriva il toponimo della città. I primi insediamenti risalgono all'Età del Ferro, ovvero al IX – VII secolo a. C., quando c'era la cultura delle "tombe a fosso". Pompei, in quell'epoca, era un centro commerciale molto rilevante, sicchè entrò nelle mire espansionistiche dei Greci e degli Etruschi prima, dei Sanniti poi.

Ai Sanniti spetta il merito di aver ingrandito la cinta muraria della cittadina, conservandole un grande sviluppo urbanistico. In quest'epoca ci fu un forte impulso architettonico: furono ricostruiti il Foro rettangolare ed il Foro triangolare e nacquero importanti edifici come il Tempio di Giove, la Basilica e la Casa del Fauno che ha le dimensioni di un palazzo ellenistico.
Nella stessa epoca è eretto anche il Tempio di Iside che è una chiara testimonianza degli scambi commerciali di Pompei con l'Oriente. Pompei divenne la "residenza di villeggiatura" del patriziato romano ed, in età imperiale, molte famiglie favorevoli alla politica di Augusto, si trasferirono qui e fecero costruire edifici come il Tempio della Fortuna Augusta e l'Edificio di Eumachia.

Sotto Nerone la Campania subì ingenti danni a causa di un sisma verificatosi nel 62 o 63 d.C. Il Senato romano ne ordinò subito la ricostruzione, ma tutto fu vano, perché il 24 Agosto del 79 d. C., quando erano ancora in corso le opere di rifacimento della cittadina, una disastrosa eruzione del Vesuvio cancellò del tutto Pompei e con essa Ercolano, Stabia ed Oplonti.
Non ci fu scampo quasi per nessuno e della fiorente Pompei rimase solo un manto lavico spesso fino a tre metri che cementificò gli abitanti e distrusse ogni sorta di vita. Da questa enorme tragedia sono nati i famosi scavi archeologici di Pompei, d ove è stata portata alla luce l'antica città romana distrutta tragicamente a seguito di una delle eruzioni del vicino vulcano Vesuvio, avvenuta nell'anno 79.

A Pompei i lavori iniziarono intorno al 1748, nella zona della Civita, che allora si riteneva fosse Stabia, alternandosi a soste dovute ad altri ritrovamenti ad Ercolano, e proseguendo per lo più senza un piano determinato e senza un preciso metodo, effettuati da prigionieri alla catena e da ragazzi in tenera età. La ricerca era mirata solo al reperimento di materiale per i musei o per decorare i palazzi reali, mentre gli edifici scavati, una volta spogliati delle opere d'arte, venivano lasciati senza alcuna cura alle intemperie.

Con lo scoppio della rivoluzione in Francia iniziarono anche a Napoli i primi moti rivoluzionari e l'attività degli scavi diminuì sensibilmente e solo con Giuseppe Bonaparte prima e Gioacchino Murat dopo, ripresero con maggiore ampiezza e con maggiore impiego di manodopera. Con la nascita del Regno d'Italia, nel 1861, i Savoia dimostrarono subito di non sottovalutare il prestigio derivante dai ritrovamenti pompeiani. Per volere del nuovo re vennero iniziati scavi sistematici: fu nominato alla direzione Giuseppe Fiorelli, professore di archeologia all'Università di Napoli.
Il Fiorelli adottò un metodo scientifico, con giornale di scavo, rilevamenti, schedatura degli oggetti, e impiegò oltre cinquecento operai nel lavoro. A lui si deve l'invenzione del metodo di riempire con gesso i vuoti lasciati dalle vittime nel banco di cenere indurita, che fornisce una specie di matrice da cui si ricavano le impronte dei corpi colti nel momento stesso della morte, con effetti drammatici di notevole intensità. Anche il sistema di portare via tutti gli oggetti dall'area di scavo venne abbandonato: le pitture e i mosaici furono in maggioranza lasciati sul posto; le case scavate vennero ricoperte con tetti che riproducevano la disposizione antica e costituivano un riparo contro il degrado.

Gli anni che seguirono furono i migliori: si allargano le ricerche verso est e verso la Porta di Nola, vengono riportate alla luce numerose case, di cui si consolidano le strutture e si restaurano le pitture sul luogo. Nell'ultimo trentennio è andata alternandosi ad una modesta esplorazione l'attività di conservazione e di salvaguardia, di primaria importanza per questo luogo unico al mondo. I lavori di scavo sono in secondo piano oggigiorno rispetto alla necessità di restaurare e proteggere questo sito di fama mondiale che rappresenta il miglior esempio nel mondo di una città romana.

Il visitatore si renderà conto che Pompei offre una molteplicità di aspetti che la guida dovrà necessariamente selezionare per dare un'idea la più completa possibile della classica città romana. Infatti si possono ammirare tutte le strutture tipiche del mondo romano come la piazza principale o Forum, le terme, i teatri, il quartiere della prostituzione (lupanare), le strade che si intersecano secondo gli assi est-ovest e sud-nord, case signorili con resti di affreschi dell'epoca romana, l'attrazione spettacolare di calchi in gesso contenenti ossa dei pompeiani morti durante il disastro, le innumerevoli botteghe che costellavano le sue strade, resti di iscrizioni elettorali.
Grazie gli scienziati, agli storici, agli archeologi, i restauratori ed a tutte quelle persone che si sono appassionate a Pompei la tragedia non ha distrutto la città, vi ha solo fermato il tempo per restituircela con l'aspetto che essa aveva in quel preciso giorno del 79. Dopo la visita degli scavi tempo libero per il pranzo e si procede per la visita degli scavi di Ercolano. Le origini della città restano tuttora incerte.

Al livello delle attuali conoscenze, Ercolano si configura come una città italica nata verso il IV secolo a.C. che copiò, nella geometrica regolarità del suo impianto, la pianta di Napoli. Risulta sconcertante, per il visitatore che conosce il " centro storico " di Napoli, la perfetta identità dei decumani (strade principali, di orientamento est-ovest) e dei cardines (strade più strette, di orientamento nord-sud) con la città partenopea.: invano si cercheranno solchi profondi di carri, pittoresche iscrizioni di propaganda elettorale. Ercolano dà certamente la sensazione di qualcosa di diverso rispetto agli altri centri del mondo antico recuperati al presente, compresa Pompei.

Ciò dipende in gran parte dalle circostanze particolari de' suo seppellimento a opera del Vesuvio durante l'eruzione de' 79 d.C.: la città fu investita non da cenere e lapilli, ma da un'alluvione fangosa proveniente dalle pendici de! vulcano che, solidificandosi e acquistando compattezza tufacea, ha costituito per secoli la migliore difesa sia contro gli agenti atmosferici che contro gli scavatori clandestini. Da ciò dipende quel senso di maggiore intimità, rispetto a Pompei, che promana dalle case: esse conservano intatti gli elementi lignei, i cibi, le stoffe, per cui offrono una visione unica della vita privata antica. La città, piccola, raccolta, non presenta come Pompei, tracce di un'intensa vita mercantile.

Non evoca nemmeno una visione di immane sciagura, in quanto gli abitanti riuscirono quasi tutti a scappare: le poche vittime non sono calchi, ma scheletri galleggianti ne' torrente di fango pietrificato. Dopo secoli dal suo seppellimento e dopo che su parte del territorio s'era installata la città moderna di Resìna, la riscoperta di Ercolano avvenne in circostanze del tutto casuali, al principio del XVIII secolo, quando il duca d'Elboeuf, proprietario d'una Villa d'Elboeuf a Portici, seppe che un pozzo scavato nell'orto dei Frati Alcantarini s'era imbattuto in un antico edificio adorno di marmi: il teatro di Ercolano.
L'Elboeuf continuò l'esplorazione del monumento, asportando statue, marmi di rivestimento, colonne, iscrizioni e bronzi, che vennero raccolti nella Villa Reale di Portici. Fra il 1738 e il 1765 si svolse la prima regolare campagna di scavo sotto il patrocinio di Carlo di Borbone e la direzione dell'Alcubierre (assistito da Carlo Weber) prima e di Francesco La Vega poi.

Condotta in condizioni d'estrema difficoltà, l'esplorazione si svolse tramite cunicoli sotterranei che, una volta asportate le opere d'arte, venivano richiusi; furono raggiunti alcuni templi, la cosiddetta Basilica e la Villa dei Papiri. Fortunatamente Carlo Weber iniziò la stesura di una planimetria in base alle scoperte effettuate, completata da Francesco La Vega, importantissima nel 1986 quando venne riaperto lo scavo. Dal 1828 al 1835 e dal 1869 al 1875 gli scavi, condotti finalmente a cielo aperto, diedero modesti risultati. Ripresi nel 1927 da Amedeo Maiuri, hanno portato in luce circa un terzo della città. Scavi eseguiti dal 1980 da Giuseppe Maggi hanno dimostrato che la popolazione di Ercolano non era fuggita verso Napoli, come si era ritenuto in precedenza, ma si trovava in gran parte ammassata in ambienti prospicienti la spiaggia o sulla stessa spiaggia, individuata per la prima volta. Gli ercolanesi speravano infatti di potersi salvare via mare.

Fu rinvenuta una barca intatta, col supposto nocchiero affogato, e resti di altre. Le vittime erano perfettamente conservate: uomini, donne, bambini d'ogni ceto sociale, colti dal fiume di fango mentre tentavano di fuggire, alcuni portando con sé preziosi gioielli, monete ed altri oggetti.
Il fango si era subito solidificato, conservando ogni dettaglio di questi primi veri "personaggi dell'antichità", compresi indumenti e copricapi. Dal 1982 fu decisivo il supporto scientifico della National Geographic Society di Washigton, particolarmente per lo studio degli scheletri, affidato alla paleopatologa Sara Bisel dello Smithsonian Institution. Ercolano ci appare oggi solo in una parte della sua estensione, quella più vicina al mare, mentre restano ancora sepolti parte del Foro, i templi, numerose case e le necropoli, soprattutto per il fatto che vengono a trovarsi sotto il moderno abitato di Resìna, che dal 1969 ha mutato il nome della città in quello antico di Ercolano.

Gli scavi di Ercolano, con quelli di Pompei ed Oplontis, sono inseriti dal 1997 nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.Pompei